LA SCELTA DEL TEMPO: quando la riflessione diviene necessità

Daniela Giordano e Laura Mazzi

Daniela Giordano e Laura Mazzi

LA SCELTA DEL TEMPO: quando la riflessione diventa necessità

Recensione a La scelta del tempo del 4 febbraio 2016 su CORRIERE DEL WEB.IT
E’ un progetto interessante, diretto e incisivo nella sua semplicità, questo “La scelta del tempo”, in scena al Teatro Le Sedie di Roma dal 28 al 31 Gennaio.
Scritto e diretto da Daniela Giordano (da un’idea di Guido Giordano), ha per protagonista la stessa autrice e Laura Mazzi, accompagnate dal ChorusFamiliae, composto da Silvia Castorina, Donatella Giordano, Guido Giordano, Gabriele Scognamiglio, Veronica Scognamiglio e Anna Giordano.
Il lavoro vuole essere una riflessione sulla guerra e le sue conseguenze, che, partendo dal generale, opera uno zoom sulle piccole realtà umane che sono vittime, quasi sempre passive, delle catastrofi generate dalle guerre. 
Il clima del conflitto è chiaramente evocato già dall’inizio: suoni di guerra, rumore di artiglieria e bombe, i fuochi di alcune fiaccole che indicano la strada al pubblico e lo accolgono in sala, trasportandolo in una realtà inquietante e sempre attuale.
E da qui si snoda il discorso drammaturgico di Daniela Giordano e l’interpretazione convincente delle due attrici, che racconteranno l’orrore con gli occhi di una infermiera, di una ricamatrice, di una donna che deve organizzare un pranzo per i parenti, di un giovane ragazzo chiamato alla guerra. 
Alcuni spunti concettuali sono veramente interessanti, e la Giordano dipinge il tutto con i colori di una scrittura che sa essere, allo stesso tempo, viva e colorata di morte; infatti è proprio il rapporto fra la quotidianità della vita e il dover subire una morte “imposta” il leitmotiv della messinscena. 
La chiusura, affidata alle parole di Nazim Hikmet, poeta emblema della libertà dell’essere umano, è allo stesso tempo la cristallizzazione di una speranza e un inno alla vita.
I quattro quadri sono intervallati dai cori dei canti tipici degli Alpini, quasi a voler riportare l’esperienza della guerra entro delle coordinate spazio – temporali ben definite, e a voler legare un filo, rosso di sangue e di dolore, come il rossetto dell’infermiera, che leghi e assommi tutti gli orrori della guerra in Italia.
Una buona serata di teatro politico, di teatronecessario, onesto e senza sbavature, con degli ottimi propositi di contenuto e senso, seguiti da un esito ancora più penetrante e definitivo.
 
 
G. M. 
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